Ribattezzata Ruderi di Gibellina, l'antico paese è stato raso al suolo dal sisma e il cumulo di macerie è stato trasformato in una immensa tomba. Alberto Burri, l'illustre pittore e decoratore di muri, ha realizzato tra il 1985 e il 1989, il "grande cretto", uno dei rari esempi di Land Art in Italia. Ha creato uno scenario artificiale per la memorizzazione del passato e per l'isolamento dell'evento catastrofico, dove vengono rappresentate ogni anno le Orestiadi di Gibellina, ha steso sulle rovine uno strato di cemento imbiancato di un metro e cinquanta di altezza, lasciando dei corridoi al posto delle antiche strade. Lenzuolo funebre di un bianco abbacinante, gettato sul fianco della montagna: lo si scorge da lontano sulla strada.
È la più estesa scultura del mondo. Anzi, più che una scultura è un paesaggio scolpito, di una bellezza impressionante; niente di frivolo qui, ma un'opera a misura di ciò che intende significare.
Ci avviciniamo, entriamo in un monumento mai concepito prima da mente umana. Trincee tortuose che rispettano il tracciato delle strade e degli incroci di un tempo. Questo bianco crudo, senza ombra, implacabile, è il colore del lutto. Un percorso funebre fra pareti lisce, fredde, immacolate.
Fonte / Autore: www.comune.gibellina.tp.it
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