Il museo è ubicato nel centro storico di
Aidone. La sede museale, è l'
ex Convento dei Padri Cappuccini, realizzato tra il 1611 ed il 1613 sotto la reggenza di Padre Gregorio da Castrogiovanni. L'impianto architettonico originario, comprendente anche la chiesa, dedicata a San Francesco, è stato oggetto di intervento nel 1984, quando fu adibito a sede museale. Si accede al museo dalla
Chiesa di San Francesco la cui navata è in parte utilizzata come sala per le conferenze. Dalla stessa attraveso una rampa di scala si raggiunge la cripta, dalle pareti interamente ricoperte da avelli (nicchie) tombali.
Il museo illustra la
storia di Morgantina dall'età del bronzo all'età romano-repubblicana. Il sito di Morgantina fu abitato fin dalla preistoria. I resti più antichi finora noti di un abitato sono stati ritrovati sul colle della Cittadella e risalgono al XIII secolo a. C., periodo in cui la zona centrale della Sicilia, secondo la tradizione storica, fu occupata dai Morgeti, popolazione proveniente dal continente, alla quale Morgantina deve probabilmente il nome. Sempre sullo stesso colle, i coloni calcidesi arrivati dalla piana di Leontinoi, fondarono il loro insediamento urbano. Nel 459 a. C. l'abitato venne assediato e distrutto dai Siculi di Ducezio. Intorno alla metà del V secolo a.C. la nuova città sorse nella vicina Serra Orlando con un impianto urbanistico ortogonale tipico delle città greche di nuova fondazione di cui restano poche tracce. A partire dal IV secolo a.C. si ha la fase più conosciuta e meglio documentata della città. Nel III secolo, soprattutto durante il regno di Ierone, la città crebbe in floridezza, come si evince dai resti degli edifici monumentali di quell'epoca. La risistemazione dell'agorà, dopo la distruzione del 211 a. C., e l'esistenza di edifici databili fino al 50 a. C. circa, documentano la fase romana della città che successivamente, in età romano-imperiale, scomparve a causa di un progressivo abbandono.
Le Collezioni. La raccolta dei materiali esposti proviene dagli scavi condotti, a partire dagli anni '50, dalla Missione Americana delle Università di Princeton e Virginia e dalle Soprintendenze di Siracusa, Agrigento ed Enna. L'ordinamento, nelle sale espositive, è cronologico e tematico. L'esposizione dei reperti è corredata da carte topografiche e pannelli esplicativi.
sale 1, 2 introduttive con pannelli documentari e vista sul chiostro
sala 3 insediamento preistorico e protostorico: C.da S.Francesco e la Cittadella
sala 4 Morgantina in età greca arcaica: la Cittadella
sala 5 la città ellenistico-romana: l'abitato di Serra Orlando, i santuari, le necropoli
sale 6, 7, 8, 9 sezione numismatica (in allestimento)
sala 10 storia degli scavi (in allestimento)
sala 11 plastico di Morgantina; quadri del XVIII e XIX sec.
sala 12 sala dei pithoi e delle vasche fittili
sale 13; 14 (piano rialzato) la vita quotidiana a Morgantina: le attività produttive, l'ambito domestico, i culti, gli spettacoli.
La "Venere" di Morgantina
La “Afrodite” o Venere di Morgantina fu trafugata nel sito archeologico nei pressi di Aidone (En), tra il 1970 e il 1980, verosimilmente in località San Francesco Bisconti, area contrassegnata dalla presenza di sacelli arcaici (piccole aree recintate e senza coperture, situate intorno ad un altare) e da rinvenimenti di frammenti di statue in terracotta a grandezza naturale. Agli inizi degli anni ’80 la statua, tranciata in tra parti, è stata venduta per 400.000 dollari dal ricettatore ticinese Renzo Canavesi al londinese Robin Symes che nel 1986 la rivende al J. P. Getty Museum per 10 milioni di dollari. L’accordo siglato a Roma, il 25 Settembre 2007, tra il Ministero dei Beni Culturali, l’Assessorato dei Beni Culturali della Sicilia e il J.P.Getty Museum ha concluso una lunga e complessa vicenda giudiziaria e diplomatica. Il museo americano ha riconosciuto la fondatezza dell’azione del Governo italiano e a seguito delle analisi petrografiche che hanno dimostrato che il tufo in cui è intagliata la statua proviene dall’area del fiume Irminio.
L’opera è alta m.2,20 e si presenta con il corpo stante, panneggiato e con tracce di pigmenti rossi, blu e rosa. Per le parti nude del corpo - viso e braccia - è stato utilizzato marmo bianco dell’isola di Paro. Per l’uso commisto di materiali, la tecnica è la “pseudo-acrolitica“, già sperimentata in Magna Grecia e soprattutto in Sicilia, anche per la realizzazione delle metope del tempio E di Selinunte (450 a.C.). Il rendimento del corpo e del panneggio rivela profonde influenze dello “stile ricco” e potrebbe essere stata scolpita in Sicilia da un artista attico della cerchia di Fidia. Essendo lavorata da tutti i lati fu realizzata per essere esposta al centro di un ambiente, a tutt’oggi non identificato. Il confronto più immediato con Venere è quello con un’Afrodite dell’Agorà di Atene (circa 410 a.C.) e tuttavia, dopo l’identificazione della statua, da parte degli esperti del J. P. Getty Museum come “Probably Afrodite” gli studiosi hanno riconosciuto in essa Demetra o Kore. Campagne di scavo condotte negli anni ’80 dalla Soprintendenza archeologica di Agrigento, allora competente per territorio, confermarono oltre che a Morgantina, la presenza di un’area sacra in località Cozzo Matrice, nei pressi del lago di Pergusa ove le fonti storiche coeve localizzavano il mitico rapimento di Kore da parte di Ades, dio degli Inferi.
Orario visite:
tutti i giorni ore 9.00 alle ore 19.00
Ingresso a pagamento
Infoline: tel.0935.87307
Fonte / Autore: Regione Siciliana Dipartimento Beni Culturali
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