Feste e sagre in Sicilia

Museo Archeologico Paolo Vagliasindi

Via Castello Svevo, 1 - Randazzo (CT)

Il Museo Archeologico "Paolo Vagliasindi" ha sede nel Castello "ex Carcere" edificato tra l'epoca normanna e quella sveva, adibito prima a sede  della corte sveva, poi del Capitano di Giustizia del Valdemone, recentemente restaurato. Vi sono contenuti  ed esposti i reperti confluiti nella collezione del barone Paolo Vagliasindi, vissuto nella seconda metà del secolo scorso, frutto di rinvenimenti occasionali e di scavi effettuati "in proprio" dallo stesso barone nel noccioleto di proprietà in contrada S. Anastasia, posto a circa 6 km di distanza da Randazzo. Gli scavi condotti nello stesso noccioleto  alla fine dell'800 dal Salinas, direttore del Museo Archeologico di Palermo e da Paolo Orsi, direttore della Soprintendenza di Siracusa, hanno permesso di riconoscere nel sito una vasta necropoli costituita prevalentemente da tombe del tipo "a cappuccina" (tombe fatte di grossi tegoloni in terracotta disposti a spiovente).

La raccolta copre un lungo periodo che va dal VI al III secolo a. C.  e rispecchia chiaramente il gusto del collezionista, il barone Vagliasindi, vissuto nella seconda metà del secolo:  furono, infatti, privilegiati i pezzi più belli e più integri mentre venne tralasciato il materiale ritenuto più scadente. Per questo motivo, nei vari processi di musealizzazione che li hanno interessati, i reperti sono stati presentati solamente sulla base di canoni tipologici, secondo criteri cioè  ben lontani dai moderni sistemi di musealizzazione attenti a documentare  i contesti nella loro globalità a prescindere dal valore intrinseco degli oggetti.

Anche il nuovo allestimento, nelle quattro salette del primo piano (ex celle) del Carcere, che ospitano la collezione, ha dovuto, giocoforza, mantenere la classificazione tipologica: i materiali, soprattutto ceramici, di cui è ormai impossibile ricostruire le associazioni originarie nei corredi delle tombe da cui provengono, sono stati, perciò,  suddivisi in quattro aree geografico-cronologiche. Nella prima saletta sono esposti i  materiali ceramici di età tardo corinzia, riconoscibili per il colore verdino dell'argilla e per le forme tipiche quali l'aryballos, e quelli di produzione o di ispirazione ionica, databili tra la seconda metà del VI secolo ed il V secolo  a. C.. Nella seconda sala trova posto la numerosissima produzione a vernice nera attica o coloniale assai ben rappresentata con notevole varietà di forme: ciotoline, coppette emisferiche su alto piede, attingitoi monoansati, boccaletti, gutti e lucerne. Una forma non comune è rappresentata dal vaso ad astragalo, cioè conformato  ad imitazione di un osso della gamba del bue che i Greci usavano come dado da gioco. La terza sala è invece dedicata ai vasi attici figurati del V secolo, decorati nella tecnica a figure nere e soprattutto in quella a figure rosse.  Numerose sono, naturalmente le lekythoi, vasi funerari per eccellenza, decorate con palmette, con decorazione a foglie d'edera su fondo bianco o con vere e proprie scene figurate che rappresentano processioni sacre dedicate al culto di Dioniso, gare atletiche, scene di congedo di armati, figure femminili. Appartengono alla seconda metà del V secolo a. C. due lekythoi decorate con una tecnica particolarmente delicata costituita da una ingubbiatura bianca su cui sono sovrapposte le figure in colore paonazzo  e rosso. La quarta sala ospita, infine, le produzioni ellenistiche, italiote e siceliote.

Molto frequenti nei corredi delle necropoli di S. Anastasia, sono le pissidi, alcune delle quali decorate con accesa policromia. Le piccole opere di coroplastica (statuine di terracotta) sono distribuite nelle varie sale; si segnalano, fra esse, alcune figure di sacerdotesse o di offerenti legate al culto di Persefone che probabilmente veniva adorata in qualche santuario della zona. Tra i pezzi più celebri della collezione figurano alcuni esemplari di oreficeria ellenistica e soprattutto  la nota oinochoe Vagliasindi, vaso di produzione attica di particolare pregio sia per la qualità artistica che per la rarità della scena rappresentata,  risalente  alla fine del V sec. a. C., attualmente collocato nella sala d'ingresso al primo piano. L'oinochoe, vaso che generalmente serviva per mescere il vino durante il pasto, ha in questo caso un carattere prevalentemente  funerario essendo stata rinvenuta in un contesto tombale. Anche il mito scelto per la decorazione delle pareti nella tecnica a figure rosse,  ha un significato di carattere funerario. Si tratta della punizione inflitta dai Boreadi  alle Arpie, raffigurate in questo caso come leggiadre fanciulle con grandi ali, che incessantemente tormentavano il re cieco Fineo secondo il volere degli dei. Della collezione Vagliasindi fanno parte anche alcuni interessanti oggetti in bronzo e ferro fra cui uno strigile (strumento costituito da una lamina ricurva utilizzato dagli atleti per detergersi dal sudore dopo una gara atletica), un colino con manico a testa d'ariete, piccoli vasi per contenere profumi.

Orario di apertura:
tutti i giorni 
ore 09.00 -13.00 e 15.00 -19.00 (orario invernale) 
ore 09.00 -13.00 e 15.00 - 20.00 (orario estivo)
Infoline: tel 095.921861 (informazioni e prenotazioni)
Telefono Centro Visite 095.7991611


Fonte / Autore: www.comune.randazzo.ct.it


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