Feste e sagre in Sicilia

Carretti siciliani

I carretti siciliani, tradizione e simbolo del folclore siciliano conosciuto in tutto il mondo, hanno origine in Sicilia intorno al settecento. Accompagnati dal tintinnio dei campanacci e spesso dal canto del carrettiere, erano costruiti da abili artigiani chiamati carradori (carrozzieri) e venivano anticamente usati per il trasporto di legna e merce di ogni tipo come di sacchi di grano, legumi, agrumi, mandorle, barili di vino, otri d'olio, masse d'ortaggi, forme di zolfo o di formaggio tronchi d'alberi o pietre da costruzione. Erano costituiti dalla cassa, dalle ruote e dal piano di carico, e formati da tavole di legno montate su dei travetti trasversali. Il piano era circondato da portelli, e collegato alle stanghe che permettevano l'attacco con l'animale da traino, che poteva essere un mulo, un asino o un cavallo. Diverse la figure che ruotavano intorno alla costruzione del carretto, tra queste u firraru, fabbro ferraio, che realizzava tutte le parti in ferro che costituivano l'ossatura del carro, tra cui a cascia ri fusu, struttura in ferro battuto che univa l'asse delle ruote al fondo della cassa, costruita in legno di abete e le boccole, tipico meccanismo di bronzo che, attaccato alle ruote del carretto, produceva col movimento un suono caratteristico. U siddaru, che sellava e arricchiva l'animale da traino, con ornamenti, detti armeggi, di fiocchi, nastri, campanelli, specchi, bardature decorate con placche di cuoio, chiodi dorati e pennacchi, generalmente di colore rosso e giallo, che sono i colori della Sicilia. U ferrascecchi, che si occupava di ferrare il cavallo una volta al mese. Gli intagliatori, quindi, decoravano con pitture ed incisioni le fiancate, chiamate masciddari, fatte in legno di noce e i raggi delle ruote realizzate in frassino, che tanto erano più belle e pregevoli quanto più manifestano l'importanza del proprietario. Diversi i soggetti, troviamo dipinte e intarsiate, immagini sacre della Vergine o dei Santi, scene di vita quotidiana, incontri di sovrani, o ancora episodi di romanzi cavallereschi, gli stessi narrati negli spettacoli dei Pupi siciliani, o fatti storici come le battaglie di Napoleone I e delle crociate. I colori tipicamente usati per tingere i carretti erano il giallo, il rosso, il blu, il bianco ed il verde, il nero veniva usato per definire i contorni. I tipi di carretto siciliano sono quattro: quello Palermitano, il tipo Trapanese con delle ruote più grandi, quello di Castevetrano e ed infine quello Catanese, di dimensioni generalmente più piccole. Oggi, questi meravigliosi esempi della cultura popolare dell'isola, si possono ammirare nelle feste popolari, nota quella di S.Alfio, a Trecastagni (Ct); i carretti, che partono la notte da Catania e da altri paesini etnei, vi arrivavano la mattina e si adunano nella piazza del paese. A Catania, Palermo ed in altri paesi della Sicilia, continuano ad operare scuole, che vantano una grande tradizione, specializzate nella costruzione e decorazione del carretto. Tra queste ricordiamo le botteghe di Bagheria e di Aci S. Antonio, note per le pitture dei carretti e quelle di Floridia, Vittoria, Valguamera e Scordia. Dal maggio del 2001 l’opera dei pupi è stata dichiarata dall’Unesco capolavoro del patrimonio orale e materiale dell’umanità.

Da visitare: a Palermo, il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè, il; Museo Interdisciplinare regionale di storia naturale e mostra permanente del carretto siciliano di Terrasini (Pa), ad Aci Sant'Antonio (Ct) il Museo regionale del Carretto siciliano, il Teatro dell'Opera di Acireale (Ct), il Teatro-Museo dei Pupi siciliani di Caltagirone (Ct), Museo Civico Vagliasindi a Randazzo (Ct), a Siracusa, nel centro storico di Ortigia, un piccolo teatro e una bottega dell'opera, il Museo Aretuseo dei Pupi di Siracusa, Piccolo Teatro dei Pupi e delle Figure, La bottega del Puparo.


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