Festa della Madonna della Lavina a
Cerami (EN). La ricorrenza della festa è preceduta da una
novena che ha inizio il 30 agosto. In questi nove giorni, all'alba, lo scampanio del Santuario e della chiesa Madre chiamano i fedeli alla messa. Al tramonto, i fedeli, alcuni a piedi scalzi, si recano "
a fare i viaggi a Lavina".
La mattina del
7 settembre ha inizio la festa. Fino a non molto tempo addietro, numerosi fedeli si sottoponevano ad ogni sorte di penitenza, tra cui la strisciata della lingua sul pavimento della chiesa, dall'ingresso all'altare maggiore, chiamata "
a lingua a strascinuni".
La processione dell'effige si svolge in due riprese. La mattina dal
Santuario della Lavina alla Chiesa Madre, dopo la messa solenne viene portata alla
Chiesa di S.Benedetto, al cui interno si trova l'
icona di origine Bizantina del 1300 che si venera sotto il titolo di "Santa Maria di Lavina".
Il palio e le "
bandiere di alloro"
precedono la processione, fino ad alcuni decenni addietro venivano appesi alle bandiere conigli, lepri, frutta di stagione e fazzoletti colorati, in segno di promessa dei devoti; inoltre, la processione veniva 'accompagnata' dal suono di tamburi, fischietti e cornamuse. Oggi sono rimaste le bandiere di alloro. Il suono dei fischietti e delle cornamuse è stato sostituito dalla banda.
Il quadro della Madonna è posto su un "baialardu", portato a spalla nuda da numerosi portatori. Nel tardo pomeriggio la processione riprende, precedono le quattro confraternite ceramesi, nei caratteristici abiti, e il gonfalone della città, con in testa il Sindaco e l'Amministrazione tutta, che accompagnano la sacra effigie per tutte le strade del paese. Numerosi i botti e la muscattaria, che diventano sempre più intensi e rumorosi nel viaggio di ritorno al Santuario. Il giorno successivo, ricorrente la festività della natività della Vergine, in mattinata tutta una serie di liturgie al Santuario. Il giorno 8 fino a tarda notte si svolge la "Sagra della salsiccia", durante la quale, oltre alla salsiccia cotta nelle caratteristiche "loggie" è possibile degustare anche, le fave abbrustolite e il torrone tipico del luogo.
La devozione alla Madonna della Lavina è legata all'evento prodigioso del ritrovamento, nel XVII secolo, forse intorno al 1630, di una sacra icona tra le acque di un piccolo torrente. Sulle origini del quadro della Madonna della Lavina e sulla storia del suo ritrovamento pochi sono attualmente i documenti rinvenuti che ne permettono una fedele ricostruzione. Una pia tradizione, vuole che la Madonna sia apparsa più volte in sogno ad una delle suore Benedettine, che si erano nel frattempo trasferite nel monastero annesso all'Abbazia di San Benedetto e l’abbia invitata a riferire all'arciprete del luogo di curarsi della dissotterrazione dalle rovine del vecchio monastero di una sacra immagine che la rappresentava. L'invito fu accolto con scetticismo dal sacerdote, e dopo la terza apparizione cadde una pioggia torrenziale e dalle macerie del monastero rinvenne galleggiando la trave su cui era inchiodato il quadro della Madonna. L’indomani un contadino, che attraversava il luogo del vecchio monastero, notò che la sua mula, si inginocchiò sul posto dove giaceva, sotto il fango e la melma, la sacra immagine.
Il contadino, stupito ed impressionato dall'atteggiamento dell'animale, chiamò a raccolta quanti lavoravano nelle vicinanze. Si cominciò a scavare e, con stupore dei presenti, si rinveniva il quadro della Madonna. Ancora oggi molti anziani del paese riferiscono il fatto che sulla sacra icona ritrovata vi e impressa l'impronta dello zoccolo della mula. Non appena l'arciprete ebbe notizia dell'episodio, scosso e pentito, fece suonare le campane a distesa e assieme ad una gran folla di fedeli si recò a Lavina e con grande devozione fu raccolta la sacra icona. (A ricordo di questo evento si celebra nel mese di maggio in Cerami la festa dell'Incontro in cui viene portata in processione l'icona bizantina custodita nell'Abbazia di S. Benedetto, insieme ai simulacri dell'Arcangelo Michele e San Giuseppe).
Fu quindi chiamata “Santa Maria di Lavina”, dal luogo del suo ritrovamento, in dialetto “u lavinaru” che significa torrente, per le acque che vi scorrevano e vi scorrono tutt'ora. Si dava così origine ad un titolo, non nuovo ma di certo raro almeno per il circondario, sotto il quale invocare l'ausilio della Madre di Dio. La tradizione ci dice ancora che il ritrovamento del quadro è stato coronato da alcuni eventi miracolosi: uno dei più noti narra di un certo Giuseppe, cieco da tredici anni, che, appena sparsasi la notizia di quel che era avvenuto a Lavina, fu condotto dai parenti laggiù e baciata la Sacra Immagine, riacquistò la vista.
Per maggiori informazioni:
Ultima modifica: 2015-06-24 18:43
Fonte / Autore: www.madonnadelcarminecerami.com
CONDIVIDI SU FacebookTwitterGoogle+